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Trenino del Renon: il tribunale respinge il ricorso di SAD

Il 30 aprile scorso il Tribunale di Bolzano aveva confermato il sequestro conservativo dei beni funzionali, inclusi mezzi e immobili, utilizzati per la funivia del Renon, il trenino del Renon e la funicolare della Mendola. nominando come custode dei suddetti beni la società provinciale STA – Strutture Trasporto Alto Adige Spa. Contro questo provvedimento, SAD aveva presentato ricorso,  avanzando richiesta di sospensiva immediata dell’esecuzione del sequestro giudiziario. L’argomento di SAD si basava sul fatto che i contratti d’affitto le conferivano la disponibilità di tali beni fino al 2026, indipendentemente dalla sussistenza o meno di una concessione, nel frattempo scaduta. Il Tribunale ha audito entrambe le parti e il 10 luglio ha respinto la richiesta di sospensiva di SAD, in assenza di danno immediato per le parti. Ora il Tribunale è entrato nel merito con decisione del 5 agosto 2021 rigettando il ricorso di SAD e ritenendo invece sussistenti i motivi di sequestro, così come stabilito dal giudice monocratico.  Non sussisterebbe alcuna ragione di vedere in SAD il legittimo affidatario dei beni, né sarebbe chiaro quale interesse avrebbe SAD – dopo la scadenza della concessione – di restare in possesso di tali beni. Il Tribunale in composizione collegiale ha anche respinto la tesi secondo cui tali beni andrebbero comunque attribuiti a SAD in forza dei contratti d’affitto in essere. Tale quesito sarà in ogni caso da chiarire nell’ambito di un ulteriore procedimento che pende già innanzi al Tribunale. Dunque STA può legittimamente continuare a utilizzare tali beni per garantire il trasporto persone, ed è stato così annullato un nuovo tentativo di SAD di inibire il passaggio dei beni. L’attuale giudizio è definitivo e non più appellabile da parte ricorrente. “La decisione del Tribunale di Bolzano conferma ulteriormente la bontà della posizione della Provincia – commenta l’assessore provinciale alla mobilità Daniel Alfreider – ovvero che i beni finanziati con fondi pubblici debbono restare in mano pubblica in modo tale da poter continuare a garantire il servizio ai cittadini e alle cittadine dell’Alto Adige”. 

Giovanni Giglio

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