Per il Gruppo FS Italiane uno degli obiettivi principali dei prossimi anni è l’espansione all’estero. In ogni parte del mondo. Il Piano Industriale 2017-2026 prevede di portare dal 13 al 26 per cento la quota dei ricavi oltre frontiera. In termini assoluti, però, vista la concomitante crescita del business, raggiungere quella percentuale significa quadruplicare il fatturato internazionale dell’azienda, elevandolo nel 2026 a 4,2 miliardi, al livello degli altri grandi player. Nel mondo ci sono infatti 200 aziende ferroviarie, ma solo sette paesi hanno un servizio effettivo di alta velocità che costituisca un benchmark, e quindi tecnologie, prodotti e servizi appetibili ed esportabili: Italia, Spagna, Francia, Germania, Gran Bretagna, Giappone e Corea.
Per capire ciò che sta accadendo in un settore nel quale l’Italia può vantare uno dei pochi veri “campioni nazionali”, è utile partire da uno studio pubblicato a novembre 2015 dal Credit Suisse, intitolato un po’ provocatoriamente “Il mercato dei treni ad alta velocità rimane sul binario”. Il focus del dossier è infatti sulla Cina. Dieci anni fa, a sostegno del proprio sviluppo – scrive Cs – la Cina faceva ricorso a costruttori di treni già affermati, come Siemens, Alstom, Bombardier e Kawasaki. Ora la Cina desidera emanciparsi definitivamente. Anziché complicarsi la vita a vicenda, verso la fine dell’anno scorso le due imprese statali CSR e CNR, i più grandi costruttori di treni cinesi, hanno deciso di unire le forze. Secondo un comunicato della borsa di Shanghai, la fusione avrebbe come obiettivo la “creazione di un nuovo offerente transfrontaliero e leader a livello mondiale nel campo dell’equipaggiamento ferroviario di alta qualità”.
Il primo obiettivo dei cinesi, prosegue il dossier, “non è però il mercato europeo, bensì i paesi asiatici come Cambogia, Vietnam e Thailandia, il Medio Oriente con l’Arabia Saudita, l’Africa con la Nigeria, il Sud America con Brasile, Argentina e Messico, e la Russia”. L’analisi ritiene che i paesi emergenti rappresentino il maggiore potenziale di crescita. “Ma l’offerta ferroviaria potrebbe svilupparsi anche negli Usa, mentre il mercato dell’Europa occidentale è ampiamente saturo. Qui il discorso verte più sulla modernizzazione e il miglioramento che sull’espansione dell’infrastruttura”.
Così il piano industriale di FS si svilupperà seguendo tre principali linee. La prima consiste nel proporsi come General contractor, con la capacità di realizzare opere soprattutto in paesi con forti gap infrastrutturali. In gran parte l’azienda si troverà a competere proprio sui mercati indicati dal report di Credit Suisse, dunque in primo luogo con i cinesi. Ma con un know how nell’alta velocità molto consolidato. Come avverrà in Iran, dove il gruppo italiano si è proposto per realizzare due nuove linee di alta velocità. Le aree prioritarie per l’espansione internazionale sono il Medio Oriente (Iran, Arabia Saudita, Oman), l’India e il Sud Est Asiatico (Malesia, Thailandia, Singapore, Vietnam), le Americhe (Brasile, Argentina, Colombia, Perù, Usa e Canada) e l’Africa (Costa d’Avorio, Congo e Sud Africa).
Il secondo punto mira alla crescita all’estero dei servizi ferroviari a mercato, cioè ad alto valore aggiunto. Trenitalia può esportare in altri paesi l’altissima qualità di viaggio che oggi offre sul sistema delle Frecce. Oltre a rafforzare le relazioni transfrontaliere esistenti (ad esempio i servizi Thello con la Francia, i collegamenti Venezia – Lubiana – Belgrado o i nuovi traffici con la Svizzera grazie all’apertura del Gottardo e del Ceneri) si punterà sulle rotte europee più appetibili: Parigi – Bruxelles, Parigi – Bordeaux, Amburgo – Colonia, Milano – Zurigo – Francoforte (collegamento che partirà a fine 2017 e attraverserà tre paesi), Atene – Salonicco (grazie all’acquisizione di Trainose, privatizzata dal governo di Atene nel 2016, che gestisce i servizi su tutta la rete greca ma non ha materiale rotabile, e finora ha utilizzato quello vecchio dell’altra azienda pubblica Ose); e la Londra – Edimburgo. Il tutto grazie anche alla liberalizzazione dello spazio ferroviario europeo prevista, a partire dal 2020, dal Quarto Pacchetto Ferroviario.
L’ultimo segmento del piano riguarda lo sviluppo internazionale del TPL, il trasporto pubblico locale. L’obiettivo è anche l’integrazione modale ferro-gomma per il trasporto passeggeri nelle città servite dalle infrastrutture realizzate dal Gruppo. E su questo punto viene in mente una frase pronunciata nel 2009 non da un manager o da un esperto di marketing, ma dall’ex governatore della Campania Antonio Bassolino, all’inaugurazione della tratta AV Gricignano – Napoli, che ha completato la Napoli – Roma percorribile in poco più di un’ora: “L’alta velocità Milano – Napoli è una vera e propria metropolitana d’Italia” disse Bassolino, considerando anche che Napoli ha utilizzato le infrastrutture dell’alta velocità come snodi per la propria metropolitana cittadina.
Che il sistema AV di FS sia una metropolitana italiana è confermato anche dal fatto che al Nord l’intera pianura padana, da Torino a Venezia, è percorribile in 4 ore, il tratto Torino – Milano in 55 minuti, Milano – Verona in un’ora e 20. Si tratta nei due ultimi casi del tempo che impiegano i romani ad attraversare Roma con le due uniche linee effettive della metro. Proprio sulla metropolitana romana, e più in generale sui servizi gestiti da Atac, le Ferrovie avevano puntato l’attenzione; peccato che la giunta di Virginia Raggi non abbia recepito questi segnali. L’attesa è quindi per il 2019, quando quei servizi andranno a gara e pronta a contenderseli ci saranno anche le FS. Che nel frattempo hanno riacquistato il 100% di Centostazioni, la società che gestisce le principali stazioni d’Italia e che per il 40% era stata ceduta a privati. L’ad di FS Italiane, Renato Mazzoncini, ha illustrato un progetto di smart station, punto d’incontro tra alta velocità, trasporti interregionali e metropolitane, con spazi per negozi, intrattenimento e relax. E contemporaneamente ha manifestato l’interesse per la M5, la quinta linea del metrò milanese. Espansione all’estero sì, ma anche metropolitana nostrana.