La decisione di realizzare una ferrovia tra Siena e Grosseto venne presa nel 1859, poco prima dell’unificazione d’Italia. A quel tempo Grosseto era un villaggio di appena 4000 abitanti, che si spopolava durante l’estate quando la popolazione si trasferiva sulle colline per sfuggire alla malaria che a quel tempo infestava la zona. Non esistevano collegamenti ferroviari nella regione della Maremma, e le linee ferroviarie più vicine terminavano a Siena o a Livorno. Non fu facile progettare una linea tenendo conto solo del potenziale traffico locale, che allora era una piena incognita. Così la linea venne realizzata per servire i centri della zona montagnosa dell’Amiata, percorrendo poi le valli dell’Orcia e dell’Asso. Il primo tratto tra Asciano e Torreneri venne aperto nel Maggio del 1865. Si dovrà attendere però fino all’Agosto del 1871 per vedere realizzata la ferrovia fino alla nuova stazione di Monte Amiata. L’intera linea venne aperta il 27 Maggio 1872, con una grande cerimonia alla presenza delle maggiori autorità. L’apertura della ferrovia svolse un importante ruolo nello sviluppo delle zone attraversate, creando una via di comunicazione tra la Maremma e il resto della Toscana. Anche il trasporto merci venne agevolato dalla ferrovia: basti pensare al cinabro, estratto dalle miniere di mercurio della zona, veniva caricato sui treni nella stazione di Monte Amiata. Si ebbe anche un progetto di ferrovia da Monte Amiata a Santa Fiora, che cadde ben presto nel dimenticatoio. Esisteva inoltre, presso la CC alla progressiva Km 233,906, il terminale di una ferrovia industriale che trasportava la lignite estratta dalla miniera di Murlo Nel 1905 la linea passa dalla gestione della Rete Mediterranea a quella delle (neo-costituite FS) che rimpiazza molte locomotive ex RM con le macchine del Gruppo 600,sufficientemente potenti, ma leggere ed economiche. Successivamente giusnero al DL di Siena anche 24 unità del Gruppo 625 e 13 unità del Gruppo 470 Sono anni di splendore per questa linea, unico collegamento ferroviario con il resto della Toscana, in particolare unica direttrice tra Siena e Grosseto. Il 27/04/1927 viene aperto, a cura della SIF, Società imprese Ferroviarie, il collegamento ferroviario Siena – Buonconvento – Monte Antico, un nuovo collegamento più diretto tra Siena e Grosseto, meno tortuoso. Questa linea si avvale di una sua stazione di testa, Siena Madonnina Rossa, raccordata in seguito alla nuova stazione FS attraverso il Bivio Madonnina Rossa, ma ai treni SIF non verrà mai concesso di attestarsi nella stazione FS,con conseguente necessità di trasbordo per l’utenza. Nel 1940 entrarono in circolazione le prime nuove automotrici ALn 772. Danneggiata nel corso della 2^ Guerra Mondiale la Asciano – Monte Antico viene rapidamente ricostruita, tanto che già nel 1948 la linea è percorribile da Monte Antico a San Giovanni D’Asso. Occorrerà però attendere il 1952 per vedere la ricostruzione della tratta Monte Amiata – San Giovanni D’Asso, dove i danni erano stati maggiori che sul resto della linea. In questi anni i treni sono ancora affidati alle locomotive dei gruppi 875 ed 880 con carrozze Bz 27.000 o Bz 36.000. Conclusi i lavori di ricostruzione, la Asciano – Monte Antico si ritrovò con i problemi comuni a molte linee secondarie: concorrenza dell’autotrasporto, riduzione del traffico merci, stazioni lontane dai centri abitati e, non ultimo, tracciati molto tortuosi; infatti per andare a Grosseto passando per Asciano occorrevano 2 ore e mezzo. La chiusura al traffico della linea SIF Siena – Buonconvento -Monte Antico, avvenuta nel 1966, rende la Asciano – Monte Antico l’unico collegamento ferroviario tra Siena e Grosseto, e ne garantisce la sopravvivenza, tanto che, negli anni’70 la linea viene interessata da importanti lavori di rinnovo dell’armamento. Nel 1980 la riapertura della rinnovata Siena – Monte Antico causa una prima contrazione di traffico sulla Asciano – Monte Antico, non più unico collegamento con Grosseto. Nel 1982 un vasto movimento franoso tra le stazioni di Monte Amiata e Torrenieri provoca la chiusura della linea per oltre 40 giorni. É l’inizio del rapido declino: relegata sempre più al ruolo di ferrovia secondaria, con traffico sempre più in caduta libera, la linea finisce nel corposo elenco redatto dall’allora ministro dei trasporti Claudio Signorile, con l’appellativo di ramo secco. Scampata per miracolo alla chiusura la linea viene di nuovo interessata da lavori che sembrano essere il preludio ad un rilancio: viene cambiato l’armamento con la posa di rotaie UNI 50, viene attivata una variante per evitare una zona geologicamente instabile,vengono automatizzati numerosi passaggi a livello e si iniziano i lavori per installare il CTC su tutta la linea. Nonostante ciò appare sempre però sempre più evidente il disinteresse da parte delle FS per la linea, disinteresse confermato anche dalla drastica riduzione dell’offerta di treni viaggiatori. Proprio in questo periodo si inizia a parlare di un rilancio turistico della linea. I primi treni turistici in Val D’Orcia risalgono al 1990, in un periodo di rinnovata sensibilità ambientale: era la nascita del Treno Natura, ma forse i tempi non erano ancora pienamente maturi e l’iniziativa venne presto abbandonata. Intanto si moltiplicano sempre più le voci di un’imminente chiusura della linea. L’unico comune che sembra interessato ad una sua sopravvivenza e che protesta contro la ventilata chiusura è il Comune di S. Giovanni D’asso, il più piccolo di tutta la provincia, con poco più di 1000 abitanti. Le proteste cadono nel vuoto ed il 27 settembre 1994 la Asciano – Monte Antico cade vittima delle FS, che la chiudono al regolare traffico passeggeri, motivando la decisioni con la scarsissima utenza, nonostante fossero iniziati i lavori per estendere il CTC anche su questa linea e fossero stati automatizzati quasi tutti i PL. A parziale risarcimento per il Comune di S. Giovanni d’Asso,unico ad aver protestato per la chiusura, viene istituito un autoservizio da Asciano a S. Giovanni d’Asso, con una coppia di corse giornaliere. Sembra l’inizio della fine, e sembra che la linea farà presto la fine di tanti altri “rami secchi”: dimenticata e smantellata, con le stazioni che diventano immensi depositi per materiale demolendo. Ma le vibrate proteste della popolazione locale che si levano alla notizia della chiusura, amplificate dalla stampa locale,inducono l’Amministrazione Provinciale di Siena a fare pressioni sulle FS per farle ritornare sui loro passi ed impedire lo smantellamento della linea. Il risultato sarà una vittoria a metà: niente riapertura al traffico viaggiatori regolare ma il rilancio dell’idea del treno natura, con un servizio di treni charter a disposizione della agenzie turistiche. Ma anche questa volta l’iniziativa non ebbe il successo sperato e nel 1996 le FS “cedono” la gestione del Treno Natura alla FVO – Ferrovia Val D’Orcia, un’associazione di volontariato formata da ex ferrovieri ed appassionati. Padri del progetto sono Stefano Maggi, professore dell’Università di Siena e Giancarlo Palazzi. Vengono utilizzati treni d’epoca, spesso trainati da locomotive a vapore, con orari studiati apposta per permettere regolari coincidenze a Siena, Asciano e Monte Antico con i regolari treni FS. L’iniziativa inizia a riscuotere un grande successo e segna la rinascita della linea: i nuovi servizi, studiati e realizzati con più cura, attirano turisti ed appassionati da ogni parte d’Italia ed anche dall’estero, facendo spesso registrare il tutto esaurito nei vari treni speciali, sopratutto quelli con trazione a vapore. Nel 2000 scompare, quasi senza lasciare traccia, l’autoservizio per S. Giovanni d’Asso, ma scompaiono anche i binari delle varie stazioni: allo scopo di contenere i costi di manutenzione di una linea considerata in ogni caso secondaria, vengono rimossi i deviatoi ed i binari d’incrocio e precedenza di tutte le stazioni della linea, eccetto Monte Amiata,che resta però disabilitata al movimento. Il grande successo dei “Treni Natura” lascia ben sperare per il futuro della linea: il ramo secco è rifiorito, e sembra aumentare anche l’interesse di Regione e Provincia per questa linea, tanto da far ipotizzare, una riapertura al traffico viaggiatori ordinario ed il completamento dei lavori per l’installazione del CTC. Nel frattempo RFI, ha provveduto l’automazione del PL posto al Km 249,799, ricadente nella stazione di Monte Amiata, mettendo fuori servizio il segnalamento semaforico della stazione. Accantonate per il momento le ipotesi di riapertura al regolare servizio della linea, complice lo scarso bacino d’utenza, l’unica certezza,al momento, è che oltre 120 anni di storia non si sono bruscamente interrotti quel 23 settembre 1994. Attualmente la linea ricade nel programma di esercizio di Fondazione FS e vede solo treni tuirstici (massimo due al giorno come da norme indicate nel FL 98)
Esercizio e Dati Tecnici
Data di Apertura: | 27/5/1872 |
Data di Chiusura: | 23/09/1994* |
Lunghezza: | 51+211 Km |
Binario: | singolo non elettrificato |
Pendenza: | 10 %o |
Stazioni/Fermate: | 3 ** / 4 |
Passaggi a livello: | 8 |
Esercizio: |
Esercizio con norme emanate a parte dalla Direzione |
Compartimento RFI: | Firenze (FL 98) |
Note: | *chiusura al regolare traffico viaggiatori** A Monte Amiata presenti deviatoi fuori servizio da considerarsi normale giunzione della rotaia come da IPCL art.18/11 e RCT art.4/13.
Coerentemente con i treni storici è stato mantenuto un segnalamento semaforico di 2ª categoria, non più attivo, alle seguenti progressive chilometriche: Sulla tratta Asciano – Monte Antico la circolazione dei treni storici viene assicurata dal DCO con il giunto telefonico in aggiunta alla via libera di blocco elettrico conta-assi |