Sin dalla metà del 1800 si assiste a numerosi progetti volti a far uscire dal suo isolamento la Valle del Blenio, nel Canton Ticino . Già nel 1850 era stato discusso il progetto di una linea ferroviario del Lucomagno, più tardi scartato a favore della ferrovia del Gottardo. Proprio l’apertura della linea ferroviaria del Gottardo torna a far sperare in un collegamento ferroviario,e si progetta una linea tra Biasca e Olivone, la città principale della valle. La difficoltà di reperire finanziamenti, dovuta al fatto che la valle era relativamente povera e la realizzazione di una linea ferroviaria era ritenuta poco conveniente, fece optare per la scelta di dividere il percorso in due sezioni,da Biasca ad Acquarossa e da Acquarossa ad Olivone,con ipotesi di proseguire oltre. Giuseppe Pagani di Torre (Blenio) rientrato in Svizzera nel 1904 fu uno dei principali promotori del collegamento ferroviario, investendo i suoi capitali proprio per la realizzazione della ferrovia e, successivamente, nella fabbrica Chocolat Cima Frères di Dangio, in gravi difficoltà finanziarie, che rilevò poi nel 1913. E la storia della fabbrica sarà strettamente legata alla storia della ferrovia. Il 6 luglio 1911, grazie proprio all’impegno di Giuseppe Pagani, viene aperta la prima tratta, tra Biasca ed Acquarossa, di 13,8 Km., a scartamento metrico ed elettrificata a 1200 V CC. Quando però sarebbe dovuta essere finanziata la 2 ° sezione per Olivone , le mutate condizioni economiche, ed il crollo di diverse banche in Ticino, portarono all’abbandono del progetto. La dotazione originaria di rotabili prevedeva 3 elettromotrici tipo ABDe 2/4 , 4 carrozze, 1 bagagliaio/postale ed alcuni carri merci. Il mancato prolungamento fino ad Olivone, nella parte più popolata della valle e la scarsa popolazione della valle non fecero mai attestare il traffico viaggiatori ad elevati livelli, nonostante la presenza della Terme di Acquarossa. Grazie però alla presenza della Fabbrica di cioccolato Cima Norma (ex Chocolat Cima Frères ) il traffico merci si mantiene su discreti livelli, tanto che, nel 1936, a fronte di 91857 passeggeri trasportati si registrano 4 553 t di merci. Gli anni a partire dal 1940 vedono un discreto aumento del traffico viaggiatori, anche se la difficile situazione economica del dopoguerra ed un progressivo spopolamento della valle fanno accantonare definitivamente qualsiasi ipotesi di prolungamento verso Olivone , sebbene non manchino idee di attraversare il Passo del Lucomagno per far arrivare i binari a Disentis nei Grigioni e collegare la linea da Biasca alla rete esistente a scartamento ridotto della Ferrovia Retica e della ferrovia Furka-Oberalp (oggi Matterhorn Gotthard Bahn) . Nonostante il mancato prolungamento ,oltre al traffico merci a tenere in vita la ferrovia é il rapido sviluppo turistico della valle che fa aumentare,in un’epoca ancora lontana dalla motorizzazione di massa,il traffico viaggiatori. Per far fronte alle aumentare esigenze, tra il 1951 ed il 1963 entrano in servizio 2 nuove elettromotrici ABe 4/4 . Nonostante ciò, è il canto del cigno per la linea: la crescente motorizzazione di massa rende sempre più evidenti i limiti della ferrovia. Ad aggravare la situazione arriva la crisi della Cima Norma ,che garantiva la maggior parte del traffico merci. Nel 1968, con la chiusura della Fabbrica Cima Norma e la conseguente riduzione del traffico merci (sceso nel 1972 a poco più di 1000 tonnellate) la situazione peggiora sempre più e non basta il traffico viaggiatori a tenere in vita la linea, che nel 1973 viene definitivamente chiusa con il percorso Biasca-Acquarossa – Olivone effettuato con autobus. Venduto o demolito il materiale rotabile, ben presto restano ben poche traccie della ferrovia.
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