C O N T R O L L A D I S C U S S I O N E |
mazinga-80 |
Inviato - 07/02/2015 : 22:31:47 Perugia, il minimetrò che costa 10 milioni l’anno. E per lo Stato è ancora incompiuto.
E' costato 103 milioni di euro, 32 in più di quanto preventivato, copre un breve tragitto e serve la metà degli utenti previsti inizialmente. Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti l'ha inserito nell'anagrafe delle opere mai terminate.
Usata da neanche la metà dei passeggeri previsti, rimasta monca nel suo tragitto, la metropolitana leggera grava sulle casse del Comune di Perugia. Il Minimetrò senza conducente è costato 103 milioni di euro, 32 in più di quanto preventivato, ma il Comune di Perugia ogni anno paga circa 10 milioni di euro per la manutenzione. Una cifra difficile da sostenere in una città che da tempo, per affrontare tutte le spese previste, ricorre ad anticipi di tesoreria, l’ultimo dei quali quantificato nel 2013 in 22 milioni di euro.
Costruito tra il 2002 e il 2008, sotto la direzione artistica dell’architetto di fama mondiale Jean Nouvel, mentre la città era guidata dal sindaco Ds Renato Locchi, il Minimetrò è l’unico esempio in Italia di metropolitana leggera che viaggia su binari situati quasi integralmente al di sopra del livello stradale. Si tratta di un sistema di trasporto automatico a trazione a fune, detto anche people mover, che copre un tragitto di 3 km, con sette fermate: porta da Pian di Massiano, nella periferia della città, al centro storico, passando per la stazione ferroviaria. In realtà avrebbe dovuto servire una zona più ampia, ma la seconda tratta, seppure prevista, non è mai stata costruita, tanto che il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti l’ha inserito nell’anagrafe delle opere incompiute.
Nel suo complesso il mezzo è costato 103 milioni di euro, circa 32 in più di quanto stimato all’approvazione del progetto. Una cifra coperta al 60% da contributi pubblici a fondo perduto e per la restante parte dal finanziamento di Metrò Perugia Scarl, il socio privato, e da mutui bancari alla Minimetrò Spa, la società partecipata che lo gestisce, garantiti dal Comune, che si estingueranno il 31 dicembre 2036. Da sei anni il Minimetrò grava sulle spese correnti dell’amministrazione della città: nel 2014 sono stati pagati 7 milioni 950mila euro per il servizio, come previsto dal contratto con la società di gestione, a cui andrà a sommarsi una cifra come forfait per i minori incassi da bigliettazione, ancora in fase di definizione, che per il 2013 è stata pari a 1 milione 802mila euro. Tutto ciò per coprire, tra gli altri, gli alti costi di gestione e manutenzione che i ricavi da traffico non bastano a pagare: 3milioni e 820mila euro nel 2014, una cifra che si prevede aumenterà gradualmente fino ad arrivare, fra cinque anni, a circa 4 milioni e 116mila euro. Stessa storia per le parti di ricambio, il cui costo passerà da 445mila a 537mila euro.
A crescere a fatica è invece il numero di passeggeri, nonostante l’Istituto Piepoli abbia certificato un grado di soddisfazione fra quelli che lo usano del 97 per cento e il mezzo di trasporto nel 2013 abbia effettuato il 99,95 per cento delle ore programmate. Secondo le stime presentate durante la fase di approvazione, il Minimetrò avrebbe dovuto essere utilizzato da una media di 15mila persone al giorno. A sei anni dalla sua entrata in funzione però non ne ha raggiunte neanche la metà: nel 2013 la media delle validazioni giornaliere è stata di circa 7mila, una cifra comprensiva anche dei picchi di 40mila utenti al giorno rilevati durante eventi quali Eurochocolate e Umbria Jazz. L’ultimo rapporto di Euromobility assegna a Perugia il terzo posto nella classifica delle città italiane sopra i 100mila abitanti con più automobili pro capite, con un tasso di motorizzazione di 69,5 auto ogni 100 abitanti, contro la media europea che è di 48 vetture e quella italiana di 58,4 in diminuzione.
“Il problema non è tanto il Minimetrò come mezzo, ma la sua funzionalità in una città come Perugia”, spiega Cristina Rosetti, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle e candidato sindaco alle ultime elezioni. “Essendo un’opera di per sé monca, serve una porzione molto ristretta della città e non è integrata con il resto del trasporto regionale. La sua messa in funzione, con gli enormi costi che comporta, ha poi di fatto coinciso con una riduzione degli autobus, peggiorando la qualità del servizio in intere zone e costringendo i cittadini a usare l’automobile”. Critico anche l’assessore Francesco Calabrese alla guida della commissione spending review della giunta del sindaco di Forza Italia Andrea Romizi. “La somma che paghiamo ogni anno”, commenta, “è enorme, soprattutto se si considera che per tutte le politiche sociali l’amministrazione spende 8 milioni. Ed è poco comprensibile per un mezzo di trasporto senza conducente che copre un così breve percorso. Fermarlo non è un’opzione, ma è necessario un importante intervento economico da parte della Regione e una profonda e radicale revisione dei costi di esercizio, quasi quasi non costa così neanche una centrale nucleare”.
@gabriprinc
fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/07/perugia-minimetro-costa-10-milioni-lanno-per-incompiuto/1404105/
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15 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
binario |
Inviato - 25/06/2018 : 16:39:48 Il parcheggio di Pian di Massiano ha una sua logica anche indipendentemente dal minimetrò, visto e considerato che laggìù c'è tutta l'impiantistica sportiva di Perugia (stadio e palasport dove si tengono bei concerti, oltre a una squadra volley campione d'Italia) e ci fanno anche la fiera. Per gli eventi che si tengono laggiù e che non di rado coinvolgono in zona migliaia di persone, con un grande coinvolgimento di una mobilità extra-urbana, quel parcheggio ha una sua logica a prescindere anche dal fatto che li parta il minimetrò per il centro. Questo però non equivale a dire che, a seconda della parte della città da cui provieni, e verso la quale vuoi andare, i perugini reputino conveniente magari fare tutto il giro della città per andare a parcheggiare li e prendere il minimetrò. Né che, le direttrici di traffico principali dei perugini passino necessariamente per quell'asse e coinvolgano sempre e cmq il centro.
Si badi bene, non si discute il mezzo (a me piace e lo prendo sempre quando vado a Perugia in centro, sia che venga col treno che anche con l'auto), si mette in discussione la convenienza dello stesso in relazione al complesso della mobilità cittadina.
Da un punto di vista tecnico, il minimetrò riesce a colmare l'isolamento storico della stazione rispetto al centro città, a cui si poteva ovviare soltanto coi bus. Da quel punto di vista, tecnicamente parlando, il risultato è ineccepibile. Il problema è che è persino troppo efficiente rispetto a quelle che sono le esigenze di mobilità ordinarie da stazione e da pian di massiano al centro, e questa efficacia ha un costo non sostenibile, se non viene sfruttata e convertita in biglietti/denaro. Avere tante navette che ogni minuto ti portano in centro ha un costo. Se tante di queste navette girano vuote o con due persone dentro difficilmente quel costo si ammortizza. Vorrei che fosse chiaro questo concetto. Mi pare evidente, sia da quel che i miei occhi hanno spesso visto che, soprattutto, dai conti perennemente in rosso, che allo stato attuale sia un mezzo con forti criticità di economicità, o, se vogliamo, un lusso difficile da mantenere.
Poi, si può anche fare un altro ragionamento. Se un domani lo prende Trenitalia/Busitalia, e viene razionalizzata anche l'offerta ferroviaria nell'hinterland perugino, riuscendo a convogliare molto meglio di quanto non si faccia ora la gente dalle varie direttrici ferroviarie sulla rotta del minimetrò, magari i numeri iniziano a sorridergli. Sappiamo bene come sia difficile conciliare le diverse mobilità che si appoggiano ad attori diversi, se poi viene a mancare una stretegica visione d'insieme in chi governa il territorio.
Oggi Perugia nel suo territorio comunale ha tante di quelle fermate nelle varie linee da fare invidia a tante città di più consistente peso demografico, ma poi i servizi sono pochi e mal assortiti e spezzati. La stessa Foligno - Terontola è una sorta di metropolitana perugina, con tutte le fermate che ci hanno costruito (Università, Capitini, Silvestrini); peraltro sarebbero anche strategiche per alcuni fattori. Ma se poi ci fermano quattro treni passanti serve a poco. Ma se ci inizi a mandare treni da altre parti del comune magari una parte di mobilità si sposta dalla gomma al ferro. Se invece di mandare tutti i treni da Umbertide su a Sant'Anna a Ponte San Giovanni crei un servizio dedicato a spola e servi il resto dell'hinterland perugino (Fontivegge, Università, Silvestrini, Ellera) può essere che qualcuno lascia l'auto e prende il treno.
Ha senso oggi mandare tutti i treni da Terni e Sansepolcro su a Sant'Anna? Oggi come oggi mi sentirei di dire di no. Meglio un servizio a spola sulla diramazione, cui cambiare da ogni direttrice per chi vuol salire in centro da li; e per il resto servizi passanti, tra nord e sud fcu, e/o servizi misti da FCU a RFI nel perugino che creino servizi oggi inesistenti. Anche li, ragionando in casa FCU, anche volendo limitare la ferrovia a mera metropolitana di superficie a servizio del capoluogo, le direttrici cambiano nel corso dei decenni, una volta Sant'Anna era l'unica stazione centrale e tutto il core della città era in centro, ora è tutto intorno e fuori e segue altre direttrici. Anche li, bisogna ripensare tutto e non appiattirsi su modelli trasportistici di decenni fa, quando la ferrovia fu costruita e intorno non c'era la superstrada.
Ma se si pensa di servire una città scomoda e articolata come Perugia in modo unitario e univoco, con mezzi avveniristici calati come conigli dal cilindro, come spesso si tenta di fare, allora si è capito poco o nulla. Se Perugia fosse una città comoda e posizionata strategicamente sarebbe bastata la sola stazione ferroviaria che avrebbe macinato ben altri numeri di passeggeri e di treni. E allora probabilmente anche il minimetrò avrebbe funzionato diversamente. |
alejandro.roma |
Inviato - 25/06/2018 : 15:08:05 Il capolinea di Pian di Massiano ha una sua logica, come lo stesso si può dire, per esempio, del parcheggio scambiatore con l'A1 della linea 1 del tram fiorentino a Scandicci, pensato per chi proviene dal raccordo autostradale Bettole Perugia. Chi decide di addentrarsi in auto fin dentro la città per raggiungere altri parcheggi, libero di farlo, non è convenientissimo.
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binario |
Inviato - 25/06/2018 : 14:02:05 Si, infatti.
Perugia era già stata antesignana della mobilità alternativa negli anni ottanta, istituendo un sistema di scale mobili che da Sant'Anna/Piazza dei Partigiani salisse all'Acropoli, istituendo, nel corso degli anni, tutta una serie di parcheggi intorno, a raccolta dei servizi su gomma e su ferro che arrivavano ai piedi del colle.
A livello di mobilità urbana però, soprattutto se intendiamo quella lavorativa, il centro non è più il fulcro della città, anzi soffre terribilmente come tante altre realtà la crisi di un decentramento che si è istituito nel corso degli anni. Agli inizi del novecento le industrie del capitalismo perugino erano cmq in città, intorno alla stazione di Fontivegge (Perugina, Spagnoli), oltre che a Ponte San Giovanni (Buitoni, Ponte). Le relazioni tra il centro, la zona maggiormente abitata, e la stazione, erano giustamente prioritarie (non a caso fu costruita anche una tramvia che poi divenne filovia poi ... via)
Oggi, se guardiamo l'area industriale perugina, essa si estende a croce con Ponte San Giovanni/ Collestrada nel mezzo ..da un lato si parte da Ellera-Corciano a Bastia, dall'altra da Balanzano alle varie Ponte Pattoli/Felcino ... come a dire che alcune zone nevralgiche (vedi Ellera) non sono nemmeno "Perugia" essendo altro comune. Non a caso, zona PSG dove si incrocia la Orte - Ravenna con la Foligno - Perugia - Valdichiana, in diverse zone del giorno è bloccata. Paradossalmente, per molti lavoratori, forse avrebbe fatto più comodo una integrazione e potenziamento dei servizi ferroviari esistenti tra FS e FCU, con dei treni che da Ponte Pattoli andavano ad Ellera/Corciano (per fare un esempio) andando a servire anche l'ospedale regionale Silvestrini. Ma se io da Ponte Pattoli prendo il treno, cambio a Ponte San Giovanni, cambio a Fontivegge con il minimetrò, probabilmente se devo salire in centro, prendo la mia auto e salgo direttamente a Piazza dei Partigiani, non vado ad arrivare a Pian di Massiano per salire a Corso Vannucci. L'esplosione demografica dell'ultimo quarantennio di regionalismo (esplosione che, si badi bene, non è stata associata a nessun sviluppo industriale, l'unica realtà cresciuta, a parte gli uffici regionali è l'università che sappiamo alimentare una grande economia in nero) ha complicato la geografia di una città che si è sparpagliata su diverse direttrici spesso scollegate tra loro.
Poi c'è anche da dire, in sintesi, che nei progetti del minimetrò c'era anche una seconda linea che doveva intersecarsi alla prima costruita, creando una sorta di effetto metropolitana con un punto di interscambio tra le due reti, mi pare proprio al Pincetto, la c.d. fermata sul colle ai piedi del centro. Tale linea doveva partire da Monteluce (dove stanno costruendo il nuovo quartiere sui resti del vecchio ospedale cittadino) per arrivare al nuovo ospedale Silvestrini. Magari, all'epoca il business plan fu redatto proprio tenendo conto di questa seconda arteria, per cui si presumevano "altri" flussi (in ragione dell'ospedale appunto). Fatto sta che, a distanza di anni, col buco generato dell'esistente minimetrò, nessuno si azzarda più a parlare di costruire anche la seconda linea. Intanto quella esistente è in costante perdita.
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emipaco |
Inviato - 25/06/2018 : 11:39:34 il punto è stato descritto bene a pag.1
a parte eventi particolari, il flusso di persone che hanno necessità di raggiungere il centro è inferiore alla quantità minima di trasporto necessaria per andare in pareggio.
inoltre, se non mi sbaglio, esiste anche un parcheggio più vicino al centro, dal quale sali utilizzando le sole scale mobili (anche se leggermente più costoso) |
binario |
Inviato - 25/06/2018 : 10:09:02 quote: Messaggio di alejandro.roma
Le volte in cui mi sono recato a Perugia, il mezzo più utilizzato per spostarmi era il minimetrò, visto che le frequenze feriali degli autobus vanno dai 30' ai 60', nei festivi 60'.
Per incentivare il minimetrò rivoluzionarono tutto il piano urbano di mobilità, spostando bus, modificando frequenze, cercando ove possibile di togliere doppioni, ecc ecc ecc. Cosa saggia e sascrosanta, però evidentente non sufficiente.
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binario |
Inviato - 25/06/2018 : 09:43:27 Il mezzo è troppo sovradimensionato rispetto alle capacità reali.
Le direttrici di traffico sono altre, ormai Perugia è estesa tutta fuori, e al centro a parte i grandi festival poi non c'è quell'utenza tale da utilizzare un'opera con quella frequenza. Non è come nelle grandi città metropolitane che arrivi in città col treno e poi ti sposti. Se mi devo spostare da una periferia all'altra o dal centro ala periferia per andare al lavoro chiaro che prendo l'auto. Siamo a Perugia, mica a Parigi. Pian di Massiano serve a chi viene da fuori e deve salire in centro se vuole spostarsi con i mezzi pubblici ma per la gran parte dei perugini che deve spostarsi da una parte all'altra della città, se non deve andare su in centro che ci va a fare? Vero che Perugia ha 170 mila abitanti, ma mica stanno tutti in centro. San sisto ne fa 20 mila, Ponte San Giovanni altri 25 mila, vai a prendere i ponti e poi vedi quanta gente resta a Perugia.
Quanto a FCU. FCU aveva il bilancio in pareggio e i mezzi puliti prima di entrare in Umbria Mobilità. Poi manco le manutenzioni ordinarie è riuscita più a fare. Le autolinee erano tutte in deficit da tempo immemore. I comuni pagavano corrispettivi troppo bassi alle autolinee e i servizi nascevano già in perdita. Senza dimenticare l'alta percentuale di portoghesi in relazione della gente trasportata, rispetto al ferro. Anche perché invece di fare controlleria, per ripagare i debiti, mettevano il personale a controllare i parcheggi con le strisce bli che i comuni gli affidavano. APM aveva 60 milioni di debiti non pagati a Roma, per cui sono state accese 130 milioni di fidejussioni.
In una società dove ci sono tre compagnie di autolinee che si fanno tutti i servizi urbani di Perugia, Terni, Foligno, Spoleto e tutte le principali città dell'Umbria, oltre ai vari servizi extraurbani, dove l'80% del personale è sulla gomma, dove c'è una sproporzione imbarazzante di km tra gomma e ferro ... se la gomma va male come fa il ferro a sopravvivere?
Quanto agli investimenti discutibili sono gli stessi del minimetrò. Fatti perché "altri" ci hanno messo i soldi. Eh no, FCU stava bene anche con quegli investimenti, è qualcun altro che l'ha tirata giù. Con la dabbenaggine dell'amministrazione regionale.
Che poi FCU fosse criticabile per tante cose (i servizi ferroviari) è fuor di discussione. |
alex1976 |
Inviato - 24/06/2018 : 13:16:33 è poco attrattivo il servizio o i perugini non si schiodano dall'auto? |
alejandro.roma |
Inviato - 23/06/2018 : 13:35:12 Viene considerato negativamente perche’ per gli spostamenti viene privilegiato di gran lunga il mezzo privato a discapito del pubblico? Se tutti lo usassero di piu’ forse i ricavi aumenterebbero.
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CeSMoT |
Inviato - 23/06/2018 : 10:40:50 Quanto alla ex FCU,si è affossata da sola buttando soldi in opere discutibili... |
CeSMoT |
Inviato - 23/06/2018 : 10:40:04 Il minimetrò lavora molto durante eurochocolate... però capacità di trasporto è limitsta |
alejandro.roma |
Inviato - 22/06/2018 : 21:33:25 Le volte in cui mi sono recato a Perugia, il mezzo più utilizzato per spostarmi era il minimetrò, visto che le frequenze feriali degli autobus vanno dai 30' ai 60', nei festivi 60'. Il capoluogo umbro è una città di quasi 170.000 abitanti, inclusi turisti e universitari e altri non registrati, ovviamente il flusso di viaggiatori provenienti dalla stazione di Fontivegge non è enorme, ma il parcheggio di Pian di Massiano può ospitare chi proviene da fuori e incrementare il flusso di passeggeri, se questo non succede, non è colpa del minimetrò. La possibilità ti viene data, se non viene sfruttata. Al suo posto potevano realizzare una funicolare come a Orvieto, un collegamento rapido tra la parte alta e bassa era necessario. |
binario |
Inviato - 22/06/2018 : 14:43:44 Come non ci voleva una scienza ad immaginare che ... se avessero fuso l'azienda ferroviaria (sana) con le tre grandi compagnie di trasporto su gomma ... data l'evidente sproporzione in termini di mezzi, chilometri e addetti .... la ferrovia sarebbe andata a cartoni. E infatti. |
binario |
Inviato - 22/06/2018 : 14:39:50 Non ne dubito, però sai com'è .... io sono abbastanza scettico su quelli che vengono chiamati "business plan" ...
A occhio si vedeva che il minimetrò era molto sovradimensionato rispetto alle esigenze di mobilità dei perugini. Non ci voleva una scienza tantomeno un business plan.
La stessa cosa accadrà a cosenza se e quando spenderanno i loro 160 milioni per la tramvia, te lo dico senza business plan.
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emipaco |
Inviato - 22/06/2018 : 13:46:36 sono abbastanza sicuro che venne fatto un business plan che portava a break even il minimetrò... non ricordo i dettagli |
binario |
Inviato - 22/06/2018 : 12:49:33 Il "minimetrò" all'epoca fu anche una delle questioni portanti che ritardò (creando diverse tensioni) la creazione dell'azienda unica di mobilità, perché già allora lo si voleva inserire nell'azienda unica, mentre gli altri territori extra-perugini (terni, foligno, spoleto) non volevano, consci che si sarebbero scaricate le perdite di quel mezzo su tutta la regione. Alla fine gira e rigira ce la stanno facendo.
E intanto Umbria Mobilità ha affossato FCU ....
Su Business plan et similia, purtroppo oggi si fanno le opere che ricevono finanziamenti, senza interrogarsi sulla sostenibilità economica a posteriori della sua gestione. |
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